Andare in montagna e altre cose da non fare

L’estate è praticamente finita, ieri la scuola è ricominciata, e non è stata proprio una di quelle estati perfette, cioè in parte sì, la prima credo, quella dove siamo stati al mare “con gli scogli” e ci siamo miracolosamente rilassati e divertiti e per la prima volta in quattro anni non siamo tornati a casa con il bisogno di una settimana di vacanza per riprendersi dalle vacanze.
Poi c’è stata la seconda parte, quella dove siamo tornati al mare “senza scogli” ma ci siamo riposati molto meno, quella dell’agosto passato in ufficio a lavorare ma soprattutto quella dell’incidente in montagna che ha concluso la nostra estate, fatto finire le nostre ultime vacanze nel mare “lontano” prima del dovuto e *spoiler alert* mi sta facendo annoiare a morte a casa da due settimane con una costola rotta.

Insomma, quella della gita in montagna poteva essere solo una cosa da raccontare tra le tante, ma purtroppo si è trasformata in una di quelle cose che ti tocca raccontare (e presumo ancora per molto tempo) ogni volta che qualcuno chiede (o chiederà) “Ma come hai fatto? Ma che è successo?”
E dato che ora possiamo raccontarlo non dico ridendoci su perchè non credo che ci troverò mai niente di lontanamente divertente, ma perlomeno con la consapevolezza che poteva andare *veramente* molto peggio ma tutto sommato stiamo bene ed è passata, ora vorrei raccontare anche qui cosa è successo in modo da mettervi in guardia, sì insomma una specie di post socialmente utile.

Un bel sabato di agosto decidiamo (non io) di partire per il lago della Ninfa, sul Cimone, a cercar fresco e con l’idea (non mia) di far provare ai bimbi i giochi dell’Adventure Park.
Dopo una lunga e vomitevole strada strettissima e piena di tornanti siamo arrivati al lago, che è anche un bel posto, 16 gradi, tutto molto bene. Fino a quando decidiamo (non io) che è il momento di andare a provare le attrazioni dell’Adventure Park, in particolare salita in seggiovia e discesa in Funbob.

A questo punto dovrei dirvi che io ODIO la montagna. Odio le salite, le discese, i sassi, le rocce, i boschi, i sentieri, i rifugi, ma più di tutto, più di ogni altra cosa ho il terrore, la fobia pura dell’altezza. Questo in generale, non solo in montagna. Certo è che in montagna io non vivo bene, men che meno in seggiovia.

La salita in seggiovia è stata una tortura, un continuo di sensazioni di morte imminente, lenta e terribile. Ho pianto, diverse volte. Non ho urlato solo per decenza e per Alan, che era con me. E poi, la discesa in Funbob.
Se tutti hanno ben presente che cosa sia una seggiovia, forse non tutti sanno che cosa diavolo sia un Funbob.
Il Funbob è, appunto, un bob (=baracchino di plastica) che scende dalla montagna a picco su una monorotaia. Allego video a titolo esemplificativo che ho scoperto che io non riesco a guardare perchè mi sento di nuovo male quindi guardatevelo voi.

Ve la faccio breve: il mio panico, la fretta dell’operatore che ci ha fatto salire (“C’è la fila oggi, muoversi!”), l’inesperienza, hanno fatto sì che io e Alan non fossimo seduti in quell’aggeggio infernale nel modo giusto, e questo ha fatto sì che la leva del freno del mio bob non funzionasse. Peccato averlo scoperto dopo essere partiti, lungo la discesa.
Io e Alan abbiamo fatto tutta la discesa senza freni, a tutta velocità, non vi posso nemmeno spiegare a parole il panico, le grida (mie), il terrore di morire ad ogni singola curva. E poi, il guaio.
Ho ovviamente raggiunto il bob dell’Uomo che al contrario di me stava scendendo a una velocità umana e ragionevole, pur essendo partito con Rebecca molto prima di me alla velocità a cui andavo l’ho raggiunto presto. E non potendo frenare, mi sono letteralmente schiantata contro di lui.
L’impatto è stato fortissimo, ho subito capito di essermi fatta male, ma pensavo alla schiena, dove la botta era stata davvero pesante. Ero terrorizzata per Alan, che aveva la maledettissima leva del freno proprio appoggiata sul petto, e ovviamente dopo questo ha iniziato a piangere disperatamente, e io con lui. Siamo arrivati giù con i due bob appoggiati uno all’altro sconvolti, doloranti e in lacrime.
Abbiamo spiegato all’operatore all’arrivo cosa era successo e la sua reazione è stata “Ehhh vabbè, a volte può capitare…”. Fine.

Dopo questo, la giornata non è più stata tanto carina. Alan ci ha messo più di mezzora a calmarsi ma per fortuna per lui nessuna conseguenza, solo un po’ di dolore al petto che il giorno dopo era già sparito. Io invece ho scoperto pian piano, nei giorni successivi, di essermi fatta *molto* più male di quello che credevo. Il primo giro al pronto soccorso il lunedì successivo aveva escluso fratture, solo vari traumi per tutta la schiena e riposo per una settimana.

Poi una settimana dopo l’incidente siamo partiti per il mare. Vuoi le sette ore di macchina (più del doppio di quelle previste), vuoi che la nostra camera era nella dependance dell’hotel e ho camminato (forse) un po’ più del dovuto, fatto sta che due giorni dopo il nostro arrivo ero già al pronto soccorso di Giulianova, dalla quale sono uscita con una diagnosi di “infrazione della nona costola”, prognosi di quindici giorni e bisogno di riposo assoluto. Per cui vacanze finite, rientro anticipato e divano forzato per due settimane, con nel mentre i nonni in vacanza, i bimbi che riprendevano la scuola e ottomila meeting saltati al lavoro. Magnifico.

Se ve lo state chiedendo, sì, abbiamo chiamato l’impianto per far sapere l’accaduto e per capire la loro posizione in merito. La risposta, e segnatevela bene se avete intenzione di andare in uno di questi parchi avventura perchè è esattamente la stessa che vi daranno tutti, è la seguente: signora, noi siamo legalmente tutelati dai cartelli posti in tutto il parco che illustrano in dettaglio il comportamento da tenere sulle attrazioni (tutte), se vi capita qualcosa gli unici responsabili siete solo e unicamente VOI, che non vi siete attenuti alle norme di sicurezza esposte. Gli operatori non sono tenuti a fornire istruzioni al momento della partenza in quanto si prende per assodato che l’utente che accede all’attrazione sappia già (dai famosi cartelli di cui sopra) quali comportamenti assumere in modo da preservare la propria incolumità (ed eventualmente quella dei minori che accompagna).

Lascio a voi ogni considerazione in merito.
Questo è quello che è successo a me, ovviamente altre migliaia di persone vi potranno dire che il parco è una figata, bellissimo, divertente, fantastico. Io vi posso dire che prima che qualcuno riesca di nuovo a portarmi in montagna passerà molto, molto tempo.
Anyway, buon settembre e buon rientro a tutti. E spero di poter rientrare anche io al lavoro e alla vita “normale” al più presto. Cheers.

2 commenti su “Andare in montagna e altre cose da non fare

  1. *.* ommioddio ma come hai fatto a salirci?! Cioè, sapendo di cosa si trattava, io adesso che l’ho visto ma neanche se mi pagano! Sulla seggiovia anche subito, ma sul coso, no grazie.
    Per il resto, ti ri-mando un abbraccio grandissimo :*

  2. Leggo questo post solamente adesso… Porca miseria!! Non conoscevo quell’aggeggio e ti dirò, guardando il video pensavo “Ma che figata!”, ma contemporaneamente non lo vedevo per niente sicuro… Salirci addirittura in 2 lo immagino anche più pericoloso…
    Guarda, pazienza per la vacanza interrotta prima del previsto, ma mi sento di dirti menomale che te la sei cavata con una costola rotta.
    Dai retta a me: senti il Papa e torna qui a farti le vacanze và 😉

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