Esentami stocazzo

Ecco, così a prima vista può sembrare che abbia messo un titolo volgarotto… E invece no, è solo la logica conclusione all’ennesima avventura con la sanità pubblica (e chi mi conosce o mi legge da un po’ sa QUANTO la amo e che bel rapporto abbiamo), infatti vedrete che dopo aver letto il post sarete d’accordo con me che altro titolo non ci poteva essere.
Comunque, il problema è che per quanto io cerchi di aver a che fare il meno possibile con l’ASL, l’USL, il SAUB, il CUP, il CIP e tutta la compagnia bella, durante la gravidanza (e ahimè specialmente con questo tipo di gravidanza) evitarlo è praticamente impossibile, non fosse altro che ogni 15 giorni devo fare le analisi del sangue, ma questo sarebbe anche il meno.
Ho dovuto riprendere in mano un argomento molto spinoso per me, che ho ignorato il più possibile prima, ma ora è critico per cui mi tocca starci dietro e pure parecchio: argomento tiroide. Anzi no, la mia tiroide (o quel che ne resta) va bene, il tasto dolente è la faccenda endocrinologo. Per farla breve sono stata seguita per 15 anni da una terrorista despota brutta e cattivissima, per provare a evitarla mi sono trovata anche a pagare con un rene una visita di 15 minuti con un sedicente luminare di Reggio Emilia che era pure più antipatico (e incompetente) di quella di prima.
Quindi prima di iniziare il percorso gravidanza mi sono accertata di andare in un posto dove di questa stronza dottoressa non ci fosse nemmeno l’ombra.
Ci sono riuscita, la mia nuova endocrinologa è una signora vintage dolcissima, brava, tranquilla, preparata, piena di anelli e collane enormi e scrive sulla tastiera usando solo il dito indice della mano destra e quando firma i referti lo fa in corsivo con anche le maiuscole corsive come insegnano a scuola, tutte belle tonde e ricciolose. In più mi riceve a Salvarola, che per chi non lo sapesse è uno stabilimento termale sulle colline di Sassuolo dove io ho passato la mia infanzia e ogni volta che ci torno mi sento un po’ a casa e mi rilassa tanto.
Bene, questa dolce dottoressa si è stupita molto quando le ho detto che la mia esenzione del ticket per le visite e gli esami alla tiroide è scaduta eoni fa, e non l’ho mai rinnovata. Sono stata operata a 14 anni e per tutta la vita farò controlli per la tiroide, quindi secondo lei è più che normale che io non debba pagare queste visite e nemmeno gli esami del sangue.
Allora le ho detto che aveva perfettamente ragione, ma le ho spiegato che l’iter per riavere l’esenzione sembrava una barzelletta, dovevo andare dalla simpaticona di cui sopra, poi con un suo documento firmato dove spiegava che avevo diritto all’esenzione dovevo presentarmi dal medico funzionario dell’ospedale che riceveva il venerdì mattina dalle 10.45 alle 11.00. Cioè.
Al chè mi ero detta che per quell’esame che facevo una volta all’anno potevo spendere i 18 euro del ticket che facevo prima. Lei invece si è impuntata e mi ha fatto un certificato dicendomi che NO, io devo avere l’esenzione e faremo di tutto per averla, oh! Quindi con il suo certificato sono andata al famoso SAUB per provare ad avere la mia esenzione. Quindi vai al policlinico, portaci pure mia nonna che già che ci siamo doveva andare al CUP, fai 2 chilometri a piedi nel parcheggio (un piacere con il cocomero che mi porto in giro ultimamente), vai al SAUB, prendi il numero, aspetta in piedi, e poi entra nello stanzino dove ti riceve l’impiegato più scoglionato del mondo, che per fortuna quando vede il pancione si ammorbidisce un pochino.
Mi lascia lì da sola e se ne va col mio prezioso certificato. Torna dopo due minuti e scuote la testa: eh mi spiace signora, ma non la possiamo accettare. Uh ma toh, che sorpresona. E come mai? Eh perchè è vero che lei ha prenotato da questo medico tramite la mutua, ma purtroppo la prestazione è stata fatta presso un istituto privato, Salvarola.
Sì ma scusi, sul foglio c’è scritto chiaramente Prestazione eseguita per conto dell’AUSL Modena. Eh ha ragione signora, ma purtroppo la struttura è privata, non possiamo accettarlo. Deve farsi fare questo certificato presso una struttura pubblica e poi tornare. Ah e nel mentre deve fare anche il cambio di residenza, perchè lei risulta ancora residente a San Cesario e quindi non dovrebbe nemmeno venire qui ma andare nella sua ASL di competenza. Grazie, arrivederci.

Andare a fare il certificato in una struttura pubblica vuol dire andare dalla mia dottoressa, farsi fare l’impegnativa, andare in farmacia a prendere appuntamento probabilmente tra 8 anni, visti i tempi, per poi torvarmi di fronte di nuovo la stronza la mia vecchia endocrinologa che mi tratterà sicuramente di merda e mi chiederà dove sono sparita negli ultimi 6, 7 anni. E poi tornare al SAUB ecc ecc.
Ecco, e qui torniamo al titolo del post. Ho deciso che pago i miei 18 euro al mese fino alla fine della gravidanza e poi una volta all’anno, fortunatamente non saranno quelli a mandarmi in miseria. Ma mi aiuteranno quantomeno a preservare la mia salute mentale.